Napoleone, l'impero e la caduta

 

 


 

L'IMPERO DI NAPOLEONE

 

 Dopo diverse sollecitazioni, il 18 maggio 1804 il senato proclamò Napoleone imperatore dei Francesi e Pio VII lo consacrò a Notre-Dame (2 dicembre). L’Impero fu dichiarato ereditario e venne creata una nuova nobiltà, fondata però sul servizio, non importa se civile o militare, reso all’imperatore. Napoleone prese poi il titolo di re d’Italia (26 maggio 1805). 

 

 

 


 

Dissolta ogni opposizione interna e imposto il controllo dello Stato sulle attività culturali e artistiche, Napoleone inaugurò una politica espansionistica in Europa, dedicandosi all’edificazione del “Grande Impero”, con una corona di Stati soggetti alla Francia, (idea non lontana dal concetto rivoluzionario di “repubbliche sorelle”), spesso retti da sovrani parenti o amici di Napoleone (Olanda a Luigi Bonaparte; Napoli a Giuseppe Bonaparte, poi a Gioacchino Murat; Vestfalia a Girolamo Bonaparte; Spagna a Giuseppe Bonaparte). Contro l’egemonia francese, particolarmente forte nell’area germanica, sorsero la III e IV coalizione delle potenze europee, che Napoleone sbaragliò battendo gli Austro-russi nella battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805) e i Russi a Eylau e Friedland (8 febbraio e 14 giugno 1807)

 

 

 

Lo zar fu costretto alla pace e all’alleanza di Tilsit (25 giugno 1807, rinascita della Polonia); annichilita la Prussia, l’Austria dovette perdere a favore del Regno d’Italia Venezia e la Dalmazia, oltre a vedere la fine del Sacro Romano Impero germanico (1806).
Libero di rivolgersi contro l’Inghilterra, che aveva distrutto la flotta francese a Trafalgar (21 ottobre 1805) pur perdendo l’ammiraglio Nelson, Napoleone, che aveva meditato a lungo su un’invasione diretta dell’isola, giocò la carta economica. 

 

 

 

 

 

In questo quadro si collocano il Blocco continentale (21 novembre 1806), che chiudeva i mercati europei ai commerci britannici, l’occupazione del Portogallo (novembre 1802) e della Spagna (luglio 1808), l’annessione della Liguria (1805), dell’Etruria (dicembre 1807), della stessa Olanda e delle coste settentrionali della Confederazione del Reno, la nuova formazione politica nata dalle ceneri del Sacro Romano Impero e presieduta da Napoleone (1810). Tuttavia, se non fu difficile avere ragione della V coalizione sconfiggendo l’Austria a Wagram (5-6 luglio 1809) e imponendole la pesante Pace di Vienna, il risveglio dei sentimenti nazionali in Germania e Spagna (dove una diffusa guerriglia logorava le armate imperiali) incominciò ad aprire le prime crepe nella costruzione napoleonica. Per controllare gli
Asburgo, Napoleone ripudiò Giuseppina e sposò Maria Luisa d’Asburgo (1810), che gli assicurò l’erede.





LA CADUTA


Anticipando i preparativi dello zar, restio ad applicare il Blocco continentale, Napoleone invase la Russia (24 giugno 1812) alla testa della Grande Armata che, dopo l’occupazione di Mosca, fu costretta a una disastrosa ritirata. 

 

 

 

A corto di soldati esperti, bloccati in Spagna, e di armamenti, mentre Germania e Olanda insorgevano, Napoleone venne battuto a Lipsia (16-19 dicembre 1813) nella battaglia delle Nazioni dalle forze coalizzate di Russia, Prussia e Austria. La Francia fu invasa e dopo una disperata resistenza, Napoleone fu costretto ad abdicare (4-6 aprile 1814) e a ritirarsi all’isola d’Elba, mentre il Congresso di Vienna smantellava il Grande Impero

 

 

 WATERLOO: L'ULTIMA BATTAGLIA



Sfuggendo alla sorveglianza inglese, Napoleone rientrò in Francia (1 marzo 1815), delusa dal ritorno dei Borboni, inaugurando i “cento giorni”, nei quali riprese il potere; battuto definitivamente a Waterloo (18 giugno 1815) dalla VII coalizione comandata dal generale Wellington, Napoleone abdicò di nuovo (22 giugno) e si consegnò agli Inglesi, che lo deportarono nell’isola di Sant’Elena, dove morì il 5 maggio 1821. Le sue ceneri vennero riportate in Francia nel 1840.




In battaglia

In marcia (ma con calma)



Per saperne di più

 


 


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