Il Congresso di Vienna

 

 

 

 

 IL CONGRESSO DI VIENNA

Il Congresso di Vienna (ottobre 1814-guigno 1815) fu organizzato per ridisegnare la carta geopolitica dell’Europa dopo le guerre napoleoniche.
Vi parteciparono le diplomazie di ben 216 Paesi, ma la parte più importante dei lavori fu svolta quasi esclusivamente dai rappresentanti delle quattro potenze che avevano sconfitto la Francia: lord Castlereagh per la Gran Bretagna, il conte di Nessel’rode per la Russia, il principe di Metternich per l’Austria e il principe Von Hardenberg per la Prussia.
A Vienna si decise di seguire due principi fondamentali: il primo tendeva a restaurare sui troni d’Europa i sovrani legittimi costretti alla fuga dall’esercito francese (principio della legittimità); il secondo tendeva a creare un clima di compromesso tra gli Stati, tale da garantire la pace (principio dell’equilibrio). Poco dopo la fine del Congresso i monarchi assoluti suggellarono la Santa Alleanza e la Quadruplice Alleanza per salvaguardare l’Europa e i propri troni da nuove rivoluzioni: iniziava il periodo della Restaurazione




Le monarchie assolute del Vecchio Continente indissero il Congresso di Vienna per tentare di restaurare in Europa un ordine simile a quello vigente nel periodo prerivoluzionario. In realtà gli stessi sovrani e i plenipotenziari delegati al Congresso sapevano bene che tale proposito era impossibile da realizzare. 

La Rivoluzione francese e l’età napoleonica, infatti, avevano provocato cambiamenti, sia in campo politico-sociale sia in materia di organizzazione territoriale, tali da non poter essere più sradicati: nella maggior parte delle regioni conquistate dai Francesi il feudalesimo era stato soppresso, mentre i codici introdotti da Napoleone rappresentarono il primo mattone della moderna giurisprudenza; negli anni compresi tra il 1789 e il 1814 la borghesia europea aveva sperimentato direttamente nuove forme di governo assai più democratiche della monarchia assoluta e sicuramente più rispondenti alle mutate esigenze della società: monarchia costituzionale, repubblica democratica radicale, repubblica moderata borghese, bonapartismo divennero modelli cui si ispirarono in seguito tutte le nazioni che erano alla ricerca di un nuovo assetto costituzionale. 

 

 

 

 

Dalla cartina dell’Europa, d’altro canto, nella stagione appena terminata erano scomparsi interi Stati (come le repubbliche di Genova e Venezia) e principati ecclesiastici (Treviri ecc.); analoga sorte era toccata al Sacro Romano Impero


LA SISTEMAZIONE DELL'EUROPA




Prima di tutto il Congresso ratificò la restaurazione dei Borboni in Francia sulla base del principio legittimista, con l’ascesa al trono di Luigi XVIII (1814-1824). La Francia fu condannata a pagare una pesante indennità di guerra (700 milioni di franchi). Essa, tuttavia, rimase nel consesso delle grandi potenze grazie all’opera del ministro Charles-Maurice Talleyrand-Périgord (1754-1838). Questi fece in modo che al Paese fosse restituito il rango internazionale che aveva prima della Rivoluzione. Inoltre, si batté per impedire la spartizione dei territori francesi ambiti dalle altre potenze, sostenendo che l’equilibrio in Europa potesse essere mantenuto solo garantendo alla Francia l’integrità territoriale. Così, rispetto al 1791, la nazione perse solo la Savoia e la Sarre. 

Per impedire nuove spinte espansionistiche, essa fu circondata a oriente da una serie di Stati cuscinetto: un cordone che partiva dal Piemonte e arrivava ai Paesi Bassi. Tra le colonie perse Haiti, possedimento francese nell’isola di Santo Domingo (Caraibi). In Austria, Francesco I d’Asburgo (1806-1835), pur rinunciando ai Paesi Bassi austriaci (Belgio e Lussemburgo) e ad alcuni territori di secondaria importanza in ambito tedesco, ottenne i possedimenti che erano stati dominio della Repubblica di Venezia (isole Ionie escluse). 

 

 

 

 

La Prussia di Federico Guglielmo III di Hohenzollern (1797-1840) acquistò parte della Sassonia e della Pomerania svedese, alcuni territori intorno al Reno, Treviri, Colonia e la Ruhr. La Confederazione Germanica, ridotta ad appena 39 territori (Prussia e Austria comprese) ebbe nella Dieta di Francoforte, presieduta da Francesco I d’Asburgo, il proprio “cuore” amministrativo. In Russia, lo zar Alessandro I Romanov (1801-1825) ottenne la Corona della Polonia, che venne ricostituita in Regno, conservò il Granducato di Finlandia (tolto alla Svezia), mantenne infine la sovranità sulla Bessarabia. 

Il Regno Unito di Giorgio III (1760-1820) si rafforzò sui mari ottenendo Malta e il protettorato sulle isole Ionie nel Mediterraneo; l’isola di Helgoland nel Mare del Nord; Trinidad, Tobago e Santa Lucia nelle Piccole Antille; Mauritius e Ceylon nell’Oceano Indiano; il Capo di Buona Speranza in Africa. In Europa, Giorgio III mantenne la sovranità sul Regno di Hannover. Il Regno di Spagna tornò sotto Ferdinando VII di Borbone (1814-1833). Il Portogallo, formalmente restituito ai Braganza (in Brasile dal 1807), fu governato, di fatto, da un protettorato inglese. Dall’unione di Belgio (tolto all’Austria), Olanda e Lussemburgo fu creato il Regno dei Paesi Bassi assegnato a Guglielmo I d’Orange (1815-1840). La Danimarca venne compensata della perdita della Norvegia, assegnata alla Svezia di re Carlo XIII di Holstein (1809-1818), con i ducati di Holstein e Lauenburg. La Confederazione Svizzera, governata da una Dieta, fu dichiarata per sempre neutrale.


La sistemazione dell’Italia

 

La penisola cadde quasi completamente sotto il controllo dell’Austria che, oltre a ottenere l’annessione diretta del Lombardo-Veneto, riacquistò il Trentino, Trieste e parte dell’Istria, e influenzò la linea politica degli Stati italiani. Il Ducato di Parma e Piacenza andò a Maria Luisa d’Asburgo (1814-1847), ex imperatrice dei Francesi (v. cap. 23): alla sua morte esso sarebbe tornato sotto il controllo dei Borbone di Parma ai quali intanto fu assegnata Lucca. Il Ducato di Modena e Reggio spettò a Francesco IV d’Asburgo-Este (1814-1846) che avrebbe ricevuto in eredità il Ducato di Massa e Carrara affidato alla madre, Maria Beatrice d’Este.
Ferdinando III di Asburgo-Lorena (1814-1824), fratello di Francesco I, ottenne la restituzione del Granducato di Toscana, con Piombino e lo Stato dei Presìdi. A esso si sarebbe congiunta Lucca una volta che i Borbone fossero rientrati a Parma. Lo Stato Pontificio, retto da papa Pio VII (1800-1823), rinunciò a Avignone ceduta alla Francia; l’Austria mantenne presidi a Ferrara e Comacchio. Nel Regno di Napoli fu restaurato Ferdinando IV di Borbone, ora Ferdinando I delle Due Sicilie (1815-1825). Per effetto di un accordo, l’Impero asburgico ottenne il controllo dell’esercito napoletano. Vittorio Emanuele I di Savoia (1802-1821), sovrano del Regno di Sardegna, reintegrato nei suoi antichi domini, poté annettere la Repubblica di Genova.



DOPO IL CONGRESSO




In congresso

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