L'espansione dell'impero russo

 

 

 L'ESPANSIONISMO RUSSO

 

La Russia alla fine del XIX secolo è lo stato più esteso del mondo, accresciuto dalla politica di espansione territoriale inaugurata fin dal Settecento dallo zar Pietro il Grande (1682- 1725) e perseguita con tenacia dai suoi successori, al fine di rendere il paese una grande potenza non solo europea, ma anche mondiale.
La storia russa di questo periodo è infatti caratterizzata da guerre, colonizzazioni e costante ampliamento della sfera di influenza, rivolta alle terre del Baltico come a quelle della Siberia e del Mar Nero. La zarina Caterina II (1762-1796), nel corso del suo regno, spinge la sua autorità fin nel cuore dell’Europa, partecipando alla spartizione dei territori polacchi e, a sud, annettendo i possedimenti dei tartari e dei turchi; a est ribadisce l’egemonia russa in Siberia. 

 

 


 

Lo zar Nicola I (1825-1855), grazie a una serie di guerre vittoriose contro la Persia e l’impero ottomano, estende la sovranità russa sulle popolazioni dell’Armenia e del Caucaso, sulla Moldavia e sulla Valacchia.
L’espansionismo russo registra una battuta d’arresto quando l’esercito zarista viene sconfitto nella guerra di Crimea da una coalizione di paesi europei (Francia, Gran Bretagna, regno di Sardegna) alleata agli ottomani.
 

 

 


 

Il successore di Nicola, Alessandro II (1855-1881), deve impegnarsi nella politica interna per gestire uno sviluppo territoriale difficilmente controllabile e lottare contro la povertà in cui versa la popolazione russa, risultato dei pesanti costi delle campagne militari. Alessandro promuove riforme economiche e sociali che nel 1861 culminano con l’abolizione della servitù della gleba, antico retaggio di epoca medievale, e avvia l’insediamento di moderne industrie nelle grandi città. Nicola II, succeduto ad Alessandro III, rilancia i progetti di espansione in Estremo Oriente che portano all’occupazione della Manciuria e si concludono con la rovinosa guerra contro il Giappone del 1904-1905