La seconda rivoluzione industriale

 

 


 

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE 

 

Si definisce Seconda rivoluzione industriale quell’insieme di trasformazioni determinate nel mondo dell’industria da eccezionali invenzioni, nonché dalle nuove teorie sull’organizzazione del lavoro (il taylorismo), messe a punto da scienziati e studiosi negli ultimi decenni del XIX sec. Tali innovazioni furono determinanti per condurre l’economia capitalistica fuori dal tunnel di una profonda crisi, la Grande depressione verificatasi tra il 1873 e il 1876 in seguito all’assestamento del processo di industrializzazione iniziato nei primi anni del secolo.
 

 

 

 

 

Caratterizzata da un’accentuata concorrenza, destinata a ridurre il numero delle imprese che furono assorbite da pochi grandi gruppi organizzati in cartelli e trust, la Seconda rivoluzione industriale ebbe una diffusione molto ampia, arrivando a interessare anche regioni d’Europa che in passato avevano conosciuto solo un limitato sviluppo economico (tra questi Paesi anche l’Italia)

Intanto si approfondiva il contrasto tra borghesia industriale e proletariato, il marxismo veniva sottoposto a revisioni dall’esito contrastante, mentre iniziavano a diffondersi correnti culturali irrazionaliste. 




La Grande depressione. Tra il 1873 e il 1896 i Paesi con un sistema industriale già affermato attraversarono un lungo periodo di crisi economica noto con il nome di Grande depressione. Fu una fase di assestamento del processo di industrializzazione, causata da fattori tecnologici (la rivoluzione dei trasporti aveva abbassato bruscamente i prezzi di molti prodotti disincentivandone la produzione) e scarsità di disponibilità auree (per l’esaurimento di alcune miniere), uniti alla contrazione degli investimenti e degli scambi commerciali. 

La contemporanea crisi agraria in Europa ne aggravò gli effetti, diminuendo il livello dei redditi. Molti governi allora abbandonarono il liberoscambismo, per adottare il protezionismo doganale, mentre crebbe di molto l’emigrazione verso gli USA.
 

 


 

Scienza e riorganizzazione del lavoro: la ripresa del 1896. La ripresa del 1896 avvenne grazie all’introduzione di nuove invenzioni e tecnologie nel mondo industriale. cerca di fonti di energia alternativa al carbone, ad esempio, aveva portato alla diffusione dell’elettricità, utilizzata dapprima per l’illuminazione, poi per il funzionamento delle macchine negli insediamenti produttivi; la produzione fu affidata alla nascente industria elettrica, che si diffuse negli ultimi due decenni del secolo sfruttando le turbine idrauliche e gli invasi d’acqua. Negli anni ’80 fu perfezionato il motore a scoppio da cui derivarono l’industria automobilistica e aeronautica, rivoluzionando i trasporti. 

Nel 1887, il chimico svedese Alfred Nobel inventò la dinamite: terribile arma distruttiva, ma anche indispensabile aiuto all’uomo nella realizzazione di importanti opere come gallerie e trafori. L’elaborazione di tecniche per la refrigerazione consentì finalmente il trasporto su grandi distanze di prodotti alimentari deteriorabili. 

Al telegrafo, sempre più diffuso, si affiancò il telefono ideato dall’italiano Antonio Meucci, ma perfezionato e poi commercializzato dallo statunitense Alexander Bell (1876). Nel 1895 l’italiano Guglielmo Marconi fece la prima esperienza di comunicazione a distanza mediante onde elettromagnetiche, perfezionando in seguito la radio

 

 

 

Nello stessoanno i fratelli Lumière, francesi, costruirono il primo apparecchio cinematografico. Le ferrovie nel 1914 si estendevano per oltre un milione di chilometri, la navigazione era per oltre il 90% a vapore. A queste novità si accompagnarono nuovi criteri di organizzazione del lavoro (negli USA, fu l’ingegnere Frederick Winslow Taylor a studiare nuove teorie sul rapporto tra operai e macchine, che trovarono applicazione nel lavoro a catena) destinati a eliminare perdite di tempo e sprechi nelle fabbriche.
 

 


Altro impulso alla ripresa venne, infine, dall’imperialismo coloniale. Nel mondo industrializzato l’incremento della produzione sarebbe durato, eccettuate brevi pause, fino al 1914. L’accelerazione produttiva subita dall’industria del ferro (12 milioni di tonnellate nel 1870, 78 milioni nel 1913), dell’acciaio (da 700 000 tonnellate a 65 milioni, negli stessi anni), e del carbone (da 213 milioni di tonnellate a 1342) dimostra l’entità della Seconda rivoluzione. Per adeguare le imprese con nuove tecnologie occorreva però sostenere ingenti investimenti.


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In questo contesto si venne accentuando la concorrenza tra le industrie. Quelle più solide, che godevano di maggiore credito dalle banche, finirono con il prevalere su quelle più deboli. I capitali si vennero concentrando in poche mani con conseguente monopolio della produzione

I grandi gruppi industriali organizzarono la gestione delle loro industrie in cartelli e trusts. Il cartello riuniva in senso orizzontale le fabbriche impegnate nella produzione dello stesso articolo; il trust subordinava in senso verticale a un unico controllo l’intero processo produttivo di un manufatto (dall’estrazione della materia prima al prodotto finale). 

 


 

La concorrenza assunse dimensioni internazionali quando i gruppi iniziarono ad attuare il dumping, che consisteva nello sfruttare il protezionismo doganale in patria tenendo alti i prezzi di un prodotto e contemporaneamente nell’abbassarli all’estero per conquistare larghe fette di mercato.
Intanto non accennava ad arrestarsi l’espansione demografica: la popolazione mondiale passò da 1 miliardo e 100 milioni di abitanti nel 1850 a 1 miliardo e 650 milioni nel 1914.



LA RERUM NOVARUM


La posizione della Chiesa. Papa Leone XIII (1878-1903), successore dell’intransigente Pio IX, attuò una politica di “riconquista cattolica” della società moderna.
Il 15 maggio 1891, egli emanò l’enciclica Rerum Novarum che, criticando capitalismo, liberismo e socialismo, proponeva una riorganizzazione della società in nome della piccola proprietà. I cattolici iniziarono a dividersi tra conservatori e “democratici cristiani”. Questi ultimi saldavano la religione alla politica promuovendo l’attività cristiana nel sociale.