Ugo Foscolo

 

 


 UGO FOSCOLO

 

Ugo Foscolo (1778-1827) nasce a Zante, un’isola greca che a quel tempo appartiene alla Repubblica di Venezia. Egli mutò il proprio nome di Nicolò in Ugo nel 1795, per simpatia verso Ugo Bassville, un rivoluzionario francese ucciso a Roma. Foscolo crede dunque  negli ideali della Rivoluzione francese e combatte nell’esercito di Napoleone. Vive per molti anni a Milano. Qui entrò in contatto con
i principali letterati italiani: incontrò Parini, collaborò con M. Gioia alla redazione del “Monitore italiano”, fece amicizia con Monti, della cui bellissima moglie, Teresa Pikler, s’innamorò perdutamente. Sempre a Milano scrive la sua opera più importante: I sepolcri, un breve poema in versi. In quest’opera Foscolo afferma che le tombe ricordano i grandi uomini (per esempio, Galileo Galilei e Michelangelo) e spingono a imitarli

Nel 1798 iniziò a stampare a Bologna i primi capitoli del romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis, che l’editore Marsigli pubblicò nel 1799, in un testo tagliato e concluso malamente, contro la volontà dello stesso Foscolo. A causa dell’avanzata dell’esercito austro-russo, tornò a combattere nella Guardia Nazionale; nel 1799 venne ferito a Cento; in seguito partecipò alla difesa di Genova, città
ove scrisse l’ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo

Nell’estate del 1812 Foscolo lasciò Milano e si trasferì a Firenze; qui nella villa di Bellosguardo visse più di un anno in un clima sereno, coinvolto in numerose vicende sentimentali (tra cui quelle con Eleonora Nencini e con Quirina Mocenni Magiotti) e accolto nel salotto della contessa d’Albany, vedova di Alfieri. Fu intensa anche la sua produzione letteraria: pubblicò la tragedia Ricciarda (1813) e la traduzione del Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l’Italia accompagnata dalla Notizia intorno a Didimo Chierico (1813), ma soprattutto lavorò alla stesura di consistenti passi del poema Le Grazie

 

 


 

Nell’inverno del 1813, dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia, Foscolo tornò a Milano, dove ben presto fecero ritorno gli Asburgo. Gli austriaci gli offrirono la direzione del periodico che poi sarebbe stato la “Biblioteca italiana”, aperto ai contributi della cultura italiana. Egli si dimostrò interessato al progetto, ma al momento di prestare giuramento, il 30 marzo 1815, fuggì in Svizzera. Ricercato dalla polizia, fu costretto a nascondersi, finché nel settembre del 1816 decise di trasferirsi in Inghilterra. In miseria e malato d’idropisia, si ritirò nel villaggio di Turnham Green presso Londra, dove morì il 10 settembre 1827. Nel 1871 le sue ceneri furono traslate in Italia e sepolte nella chiesa di Santa Croce a Firenze, la chiesa dei Sepolcri.


LE OPERE


Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Sulla scia dei Dolori del giovane Werther il Foscolo realizza questo romanzo epistolare il cui protagonista, Jacopo Ortis, dopo la caduta di Venezia, si ritira sui colli Euganei dove si innamora di Teresa, la figlia maggiore del conte T. La giovane tutavia è già promessa ad un altro uomo. Dopo un lungo viaggio in Italia Jacopo, fervente patriota, ritorna da Teresa e constata per l'ennesima volta l'impossibilità del loro amore. Dopo essere tornato a Venezia per un ultimo saluto alla madre, Jacopo si suicida.


Notizie intorno a Didimo Chierico. Pubblicato nel 1813, questo testo costituiva un'introduzione all'edizione italiana del Viaggio sentimentale di Sterne. Il poeta finge di aver conosciuto il traduttore di cui tesse la vita, riportando in modo ironico la sua condizione.

I Sepolcri sono un carme di 295 endecasillabi pubblicato a Brescia nel 1807. Le occasioni del carme sono l'editto di Saint Claud del 1804 con cui Napoleone stabiliva che i cimiteri dovevano essere collocati fuori dai centri urbani. L'argomento era stato trattato presso il salotto della Teotochi Albrizzi.

Il carme si divide in due parti: la prima è costruita sugli affetti e sulle memorie ed ha una nota elegiaca, la seconda invece è incentrata sulla valenza civile delle tombe ed è essenzialmente epica.









Le Grazie. Il carme in endecasillabi sciolti è dedicato ad Antonio Canova ed è suddiviso in tre inni. Il Foscolo lo lasciò tuttavia incompleto. Il primo inno è dedicato a Venere, il secondo a Vesta e il terzo a Pallade. Nel primo inno è trattata l'origine della civiltà, nel secondo il poeta, in cima al colle di Bellosguardo esalta le doti delle tre grazie: musica, parola, danza e identifica ciascuna delle dee con una donna amata: Eleonora Nencini, Cornelia Martinetti e Maddalena Bignami.


Le odi. Nelle odi il Foscolo si rivolge all'ideale classico in maniera assai diretta reclamando l'eredità omerica. A Zacinto, In morte del fratello Giovanni. 
 
Le ultime domande di Jacopo Ortis