Il romanticismo

 

 


 

IL ROMANTICISMO

 

Il termine “romantico” deriva dall’inglese romantic (che ebbe inizialmente il significato perlopiù negativo di romanzesco, fantasioso, irreale), derivante a sua volta da romance, che designa in inglese il romanzo medievale e il poema cavalleresco italiano. 

Sul continente il termine acquista alla fine del Settecento un significato alquanto diverso, sinonimo di “pittoresco”. È però lo scrittore tedesco J.G. Herder che usa per primo il termine a designare la poesia “moderna”, popolare e sentimentale, in contrapposizione alla poesia “antica”, cioè classica.
Gli elementi essenziali che costituiscono il tessuto del nuovo movimento romantico sono individualismo e popolo, natura, storia, amore totale, il senso di squilibrio dell’io tra fiaba e quotidiano.

 

 



L’io si deve esprimere; l’arte e la lingua non sono strumenti di conoscenza razionale, bensì espressioni istintive della libertà individuale e insieme dello spirito e dell’identità profonda del popolo. Se viene rifiutato il meccanicismo illuministico è solo perché la natura, per i romantici, resta il segreto stesso dell’energia vitale, la forza spirituale che parla attraverso i simboli e le analogie. 

 

 


 

Nella storia tutto è dinamico, anzi è rivoluzionario e procede per fratture, superamenti, sintesi e crisi. Il sentimento è romanticamente un dramma perpetuo; l’amore è una prova estrema e coincide ironicamente con l’incompiutezza e la passione del frammento. 

 

 

 

 

Il senso di squilibrio (cioè l’aspetto negativo) dell’io, rispetto ai limiti del tempo e della realtà, mette il soggetto in una condizione di drammaticità che può ridursi sia a fiaba (i misteri delle tradizioni popolari, l’onirismo, il culto oscuro del Medioevo o l’esotico), sia paradossalmente alla quotidianità, in uno sguardo realistico ugualmente esasperato e assoluto.

 

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