Neoclassicismo e preromanticismo

 


IL NEOCLASSICISMO

Un’immagine essenziale di grecità e romanità viene cercata nell’ambito delle arti visive: gli scavi di Ercolano (1738) e di Pompei (1748), la stessa nascita dell’archeologia diventano le occasioni per un forte ritorno del gusto classico. 

Un’opera di sintesi è quella del tedesco Johann Joachim Winckelmann (1717-1768): i suoi Pensieri sull’imitazione dell’arte greca nella pittura e nella scultura (1755) e soprattutto la Storia dell’arte antica (1764) formulano i concetti cardine del neoclassicismo: una bellezza pura, armonica, razionale quanto nostalgica, in cui la “nobile semplicità e quieta grandezza” diventa il senso di passioni che non vengono mai espresse direttamente, ma sono lasciate intendere attraverso la compostezza e la luminosità della forma. 



L’arrivo di Winckelmann a Roma (1755) è un momento essenziale per il classicismo italiano. Altri autori hanno determinato il neoclassicismo: tra questi, il tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781), con il saggio Laocoonte o dei confini tra pittura e poesia (1766). I pittori Anton Raphael Mengs (1728- 1779) e Giambattista Piranesi (1720-1778) sono i promotori di un nuovo ideale di bellezza, definitivamente moderno (cioè razionale, oggettivo e civile), ma sensibile alle imitazioni dell’antichità, come se solo nella purezza della natura, testimoniata dagli antichi, si ritrovasse la fonte del bello e del razionale. 



Il neoclassicismo europeo produsse grandi risultati in ambito architettonico e urbanistico – nella scultura, specialmente con Antonio Canova, nella pittura con Jacques Louis David – diventando l’arte ufficiale della rivoluzione francese e soprattutto dell’impero napoleonico.



La diffusione del neoclassicismo letterario fu vasta e articolata, spesso alimentando condizioni culturali complesse e apparentemente opposte (come il preromanticismo). È il caso tedesco e inglese: Hölderlin, Schiller, per molti aspetti Goethe, o gli inglesi Shelley e Keats sono i grandi protagonisti di un neoclassicismo europeo, sebbene siano al tempo stesso i promotori di una nuova cultura che si radica nel cuore della cultura romantica.





Anche in Italia il neoclassicismo significa tante cose. Innanzitutto un modello di “stile ufficiale”: Parini (quello delle odi Il pericolo, 1787; Il dono, 1790; Il messaggio, 1793) propone una nitidezza formale struggente e nostalgica. 



C’è poi una fase più dichiaratamente di scuola, che viene condizionata dal dinamismo sorprendente delle vicende politiche di quegli anni; il conservatorismo del papato, le repubbliche napoleoniche, la stagione dell’impero francese e il ritorno austriaco sono vicende di segni opposti che pure chiedono al neoclassicismo un esemplare “grande stile”, la possibilità di una rappresentazione artistica. 



Questo secondo tempo è ben rappresentato, tra fine Settecento e inizio Ottocento, dalla complessità di Monti e di Foscolo

Il neoclassicismo fu per gli italiani anche uno strano campo di prova. In effetti poteva significare sia un avvicinamento all’Europa, sia un modo per “sperimentare” il modello poetico senza dover uscire da un campo di elezione tutto italiano, come appunto la classicità.

Anche per questo motivo il neoclassicismo significa per l’Italia “mediazione” culturale, combinazione e ingresso di elementi culturali diversi.

 

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Neoclassicismo 

 

IL PREROMANTICISMO


Un fenomeno apparentemente opposto al gusto neoclassico è il cosiddetto preromanticismo. I suoi caratteri principali sono: la moda delle “visioni” dell’aldilà (Friedrich Gottlieb Klopstock, 1724-1803, soprattutto con Il Messia, 1748); la diffusione della poesia “notturna” e sepolcrale (con un forte gusto macabro: Pensieri notturni, 1742-45 di Edward Young, 1683-1765; l’Elegia scritta in un cimitero campestre, 1750, di Thomas Gray, 1716-1771); l’esplosione dei romanzi “gotici”, ambientati tra fantasmi e leggende antiche (Il castello di Otranto, 1764, di Horace Walpole, 1717- 1797); la nascita di un gusto “primitivo”, alla ricerca delle leggende segrete dei celti e dei germani, come nel caso fortunatissimo dei Canti di Ossian (1760), scritti da James Macpherson, il quale finse di aver trovato e poi tradotto frammenti di antichi canti epici celtici, opera del bardo Ossian.



Il gusto preromantico è portatore anche di un nuovo sentimento della natura: i contenuti fantastici preromantici finiscono per trovare punti in comune anche con un maestro illuministico dell’“individualità” e del “sentimentale”, Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). 

Il preromanticismo ha la sua più forte espressione nel movimento tedesco dello Sturm und Drang (tempesta e assalto), che rivendica lo spirito come la forza naturale del “popolo”, e che ha avuto in Johann Gottfried Herder (1744-1803) il suo maggiore esponente. In questo clima Wolfgang Goethe (1749- 1832) scrive il suo capolavoro di sintesi sentimentale e preromantica I dolori del giovane Werther (1774), base poi di altre opere su cui Goethe fonderà una nuova visione classica e insieme romantica della letteratura



 
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