Il futurismo

 

 


 

IL FUTURISMO 

 

Il futurismo è il movimento d’avanguardia più importante di inizio secolo. Si basa sul rifiuto di tutte le forme artistiche tradizionali; erca un linguaggio adeguato alla nuova civiltà delle macchine e basato sul vitalismo dell’epoca moderna. 

Il futurismo coinvolge tutte le forme artistiche dando origine a veri e propri capolavori nell’ambito delle arti plastiche e visive.
Volle essere soprattutto un nuovo costume rivoluzionario di vita individuale e collettiva; per questo si diffuse in vari modi in tutta Europa e finì per anticipare l’ideologia fascista.

Alla base del futurismo fu l’intuizione che la cultura del Novecento non avrebbe potuto non tener conto dei poderosi processi di trasformazione socio-economica in atto: la rapida industrializzazione, la nuova struttura e la nuova funzione delle città, il trionfo della velocità, protagonista dei mezzi di comunicazione (come la radio) e dei mezzi di trasporto (l’automobile, l’aereo e in generale quelli mossi dal motore a scoppio), infine la stessa violenza distruttiva delle nuove armi.

 


Ai futuristi risultò inadeguata la vecchia concezione della cultura come riflessione e comprensione razionale della realtà; così le contrapposero l’idea di una cultura incentrata sul bisogno di agire e su un progetto artistico capace di rappresentare il dinamismo.
 

L’elaborazione teorica fu affidata ai cosiddetti “manifesti”. Il primo Manifesto del futurismo fu pubblicato il 20 febbraio 1909 da Filippo Tommaso Marinetti, sulle pagine del quotidiano “Le Figaro” di Parigi e richiamava l’atto di fondazione di un movimento politico: i futuristi aspiravano a modificare radicalmente la società. Il futurismo, dunque, si pose in un’ottica dichiaratamente antiborghese: fu contro il perbenismo, ogni forma di tradizione, il parlamentarismo e la democrazia; sostenne invece la positività assoluta del gesto ribelle e libertario, dell’eroismo fine a se stesso, del disprezzo dei sentimenti, della guerra come “sola igiene del mondo”


 


Tra i vari successivi manifesti che ribadivano e ampliavano l’intento provocatorio del primo, il più interessante per l’elaborazione culturale e le conseguenze fu il Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912), che propose la distruzione di tutti i nessi sintattici per lasciare le “parole in libertà” e realizzare l’espressione dell’“immaginazione senza fili”, fondata su un uso estremo dell’analogia e dell’onomatopea per restituire sulla pagina l’effetto bruto e immediato del rumore.
 

 


Una “rivoluzione tipografica” doveva realizzarsi con l’abolizione della punteggiatura e l’assunzione di una grafica capace di trasmettere immediatamente la diversa importanza delle parole. Apparvero anche manifesti tecnici di altre arti quali la pittura, la musica e l’architettura. Il Manifesto del teatro futurista sintetico (1915) suggeriva di sorprendere il pubblico con spettacoli brevissimi o addirittura inesistenti per provocarne la reazione anche violenta. Le posizioni del futurismo italiano in ambito politico trovarono espressione sulla rivista “Lacerba”, furono meno originali e rimasero legate a forme di nazionalismo. 

Allo scoppio della prima guerra mondiale i futuristi si schierarono decisamente a favore dell’interventismo e parecchi di loro partirono volontari.

 

Quiz distruttivo

Assalto al museo 1 

Assalto al museo 2