Il verbo







Il verbo è quella parte variabile del discorso che indica, collocandola nel tempo, un'azione compiuta o subita dal soggetto, oppure uno stato, un modo di essere o semplicemente l'esistenza del soggetto.



Propria: essere, avere

1^coniugazione in -ARE: amare, sognare, viaggiare
2^coniugazione in -ERE: temere, credere, scrivere
3^coniugazione in -IRE: servire, dormire, pulire

I verbi ci comunicano un'azione... ma in che modo viene svolta questa azione? Scopriamolo!

Conoscere bene i verbi, oltre a far vincere a Scarabeo, serve per avere una completa e variegata capacità di espressione. È importante dunque essere in grado di saper declinarli in modo corretto e sapere quali MODI vadano usati a seconda ciò che si vuole comunicare.





MODO INDICATIVO: Esprime la certezza. (Es: Paolo mangia la torta)
MODO CONGIUNTIVO: Si usa per esprimere il dubbio, l'incertezza, il desiderio o il timore che qualcosa accada (Es: Voglio che tu venga con me, ma non sono sicuro che tu sia pronto )
MODO IMPERATIVO:  Indica un ordine, ma anche un invito, a seconda delle sfumature (Es: Entra !)
MODO CONDIZIONALE:  Si usa per comunicare azioni che potrebbero accadere a certe condizioni (Es: Se Gianni non fosse così pigro, otterrebbe maggiori risultati)
MODO INFINITO: Esprime il significato del verbo in modo generale (Es: Adoro dormire )
GERUNDIO: Indica un'azione in corso o un'azione in relazione con un altra (Es: sei arrivato correndo)
PARTICIPIO PRESENTE: Esprime una condizione o l'azione riguardante ciò di cui si sta parlando (Es: L'uomo volante atterrò nel suo covo)
PARTICIPIO PASSATO: usato spesso nella formazione dei verbi composti e nei verbi in forma passiva (Es: Sono colpito dalla tua domanda).













Ricordatevi che Indicativo, Congiuntivo, Condizionale e Imperativo sono  MODI FINITI  (cioè danno informazione su numero e persona che compie l'azione; Es: "Io mangio". Si capisce che sto mangiando solo io).
 
Infinito, Participio e Gerundio sono invece 

MODI INDEFINITI  (non danno cioè informazioni sulla persona).




La guida di Frengus per riconoscere i verbi irregolari, usarli a proposito e, soprattutto, evitare errori clamorosi!


Nella lingua italiana tutti prima a poi ci troviamo ad avere a che fare con i temibili verbi irregolari, ossia con quei verbi (appartengono quasi tutti alla seconda coniugazione) che non si coniugano seguendo sempre lo stesso modello, ma cambiano di tempo in tempo, di modo in modo.  

Uffa, ma come si imparano?

Mentre in altre lingue, come ad esempio quella inglese, i verbi irregolari sono ridotti ad un piccolo gruppo e vengono studiati a memoria, nella lingua italiana essi ricoprono una grande fetta verbale , per cui, la soluzione migliore è studiarli, ripeterli ad alta voce, scriverli e cercare di usarli il più spesso possibile!


 



Il problema, infatti, nasce dal fatto che i verbi irregolari cambiano molto spesso la radice (per esempio: in voi andate la radice è and- , che diventa però essi vanno, dove la radice è van- ). Anche la desinenza cambia spesso e non seguono la propria coniugazione (per esempio venire , terza coniugazione, diventa io sono venuto e NON io sono venito ).
Altri verbi irregolari sono difettivi ossia mancano di un tempo o di un modo verbale o sono incoativi, ossia i verbi della terza coniugazione che ampliano il proprio paradigma di desinenze con l'interfisso (ossia un elemento tra radice e desinenza) -isc- , come per esempio in finire che diviene finiscono.
CUCIRE
E' un verbo anomalo e difettivo. Come lui si coniugano ricucire e scucire. Le forme che destano problemi sono nel presente indicativo e nel congiuntivo presente.

PRESENTE INDICATIVO
cùcio, cuci, cuce, cuciamo, cucite, cuciono
CONGIUNTIVO PRESENTE
cùcia, cucia, cucia, cuciamo, cuciate, cuciano

DARE
Chi non ha mai sbagliato il congiuntivo imperfetto di dare, o non ha mai sbagliato l'accento nella forma indicativa presente alzi la mano. Nessuno, eh!?
Come dare, si coniugano anche andare, ridare e stare. E allora:

INDICATIVO PRESENTE
do, dai, dà, diamo, date, danno

PASSATO REMOTO
diedi (o detti), diesti, diede (o dette), demmo, deste, diedero (o dettero)

FUTURO SEMPLICE
darò, darai, darà, daremo, darete, daranno

CONGIUNTIVO PRESENTE
dia, dia, dia,  diamo, diate, diano

CONGIUNTIVO IMPERFETTO
dessi, desse, dessimo, deste, dessero

CONDIZIONALE PRESENTE
darei, daresti, darebbe, daremmo, dareste, darebbero

IMPERATIVO
dai o dà

FARE
Il problema del verbo fare nasce dal fatto che, in latino, questo verbo faceva parte della seconda coniugazione, non della prima. Infatti era "facere". E per questo, molte sue forme si coniugano come se appartenesse a questa coniugazione.
Si coniugano come il verbo fare : assuefare, liquefare, rifare, putrefare, sfare, soddisfare, stupefare, tumefare e molti altri.
INDICATIVO PRESENTE
faccio, fai, fa, facciamo, fate, fanno

IMPERFETTO
facevo, facevi, faceva, facevamo, facevate, facevano

PASSATO REMOTO
feci, facesti, fece, facemmo, faceste, fecero

FUTURO SEMPLICE
farò, farai, farà, faremo, farete, faranno

CONGIUNTIVO PRESENTE
faccia, faccia, faccia, facciamo, facciate, facciano

CONGIUNTIVO IMPERFETTO
facessi, facessi, facesse, facessimo, faceste, facessero

CONDIZIONALE PRESENTE
farei, faresti, farebbe, faremmo, fareste, farebbero

IMPERATIVO
fai o fa' o fa

PARTICIPIO PRESENTE
facente

PARTICIPIO PASSATO
fatto

GERUNDIO
facendo

Avete ancora qualche dubbio?




  
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Prima di parlare di verbi transitivi e intransitivi occorre ricordare che i verbi si distinguono per genere in base al modo in cui l'azione espressa dal verbo appunto - si lega al resto della frase.
Detto questo, in italiano i verbi possono essere di genere transitivo o di genere intransitivo

 Il genere transitivo indica un'azione che passa, "transita" direttamente dal soggetto al complemento oggetto: ES. Federica suona il violino

I verbi transitivi formano i tempi composti con l'ausiliare avere: ES. Federica ha suonato il violino

Il genere intransitivo indica un'azione che non passa direttamente sul complemento oggetto, ma rimane sul soggetto oppure passa indirettamente (cioè tramite preposizioni) su un complemento indiretto: ES. Luigi ritorna; Luigi ritorna a casa.

I verbi intransitivi formano i tempi composti o con l'ausiliare essere (è partito) o con l'ausiliare avere (ha sorriso)




Come si riconoscono i verbi transitivi e i verbi transitivi? In che modo vengono utilizzati?


 VERBI TRANSITIVI
Sono quei quei verbi che esprimono un'azione che "transita" su qualcosa all'interno della frase.
In altre parole i verbi transitivi si legano ad un elemento del discorso che riceve l'azione, il complemento oggetto (che risponde alle domande "chi?", "che cosa?").

Es: Ieri ho visto un film ---> Che cosa ho visto? Un film. Il verbo "vedere" è transitivo.
Es: Marco bacia Anna ---> Chi bacia Marco? Anna, Il verbo "amare" è transitivo.
I verbi transitivi formano i tempi composti con l'ausiliare avere.

VERBI INTRANSITIVI
Sono i verbi che invece non ammettono il complemento oggetto. Non necessitano di altre informazioni per comunicare un significato compiuto.
Es: Giuseppe parte ---> Che fa Giuseppe? Parte. È tutto espresso nella frase, non c'è bisogno di altro per completare il senso. Il discorso può essere arricchito (dove va? Con che mezzo sta partendo? ecc...) ma il significato rimane quello.

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VERBI USATI IN MODO TRANSITIVO O INTRANSITIVO
In Italiano comunque esistono effettivamente molti verbi che, a secondo dell'utilizzo, possono essere transitivi o intransitivi.
A seconda del genere, cambia l'ausiliare ("avere" per i transitivi, "essere" per gli intransitivi).
Es: La maestra passò il compito agli alunni (uso transitivo) / Il tempo passa velocemente (uso intransitivo).




 Un verbo può essere analizzato anche a partire dalla forma che può essere:

  1. Attivo: quando il soggetto compie l'azione= il cane insegue la volpe

  2. Passivo: quando il soggetto subisce l'azione= la volpe è inseguita dal cane
    (possono avere la forma passiva solo i verbi transitivi che hanno un complemento oggetto espresso)






    Che differenza c'è tra un verbo attivo e uno passivo? Come mai si chiamano così? Come fare a distinguerli?

    Nella lingua italiana esistono due tipi di verbi: verbi attivi e verbi passivi.
    Il perché esistano è molto semplice: noi possiamo compiere un'azione (verbi attivi) oppure subirla (verbi passivi). Spesso, però, si fa confusione. Ecco quindi poche, semplici regole per riconoscere gli uni e gli altri e usare al meglio questi verbi.
    FORMA ATTIVA

    Un verbo può essere sia attivo sia passivo a seconda della relazione che ha con il soggetto.
    Un verbo è in forma attiva quando il soggetto della frase compie l'azione
    Esempio: io mangio un biscotto
    In questo caso sono io (soggetto) a mangiare il biscotto.

    FORMA PASSIVA

    Un verbo è in forma passiva quando il soggetto della frase subisce l'azione.

    Esempio: il biscotto è mangiato da me
    Il biscotto (soggetto) subisce l'azione di essere mangiato da me.

    La forma passiva si costruisce con l'ausiliare essere seguito dal tempo participio passato del verbo. Ossia: essere + il participio passato (che si forma con i suffissi -ato, -uto, -ito)

    DIFFERENZE TRA VERBI
    Il significato di un verbo è sempre uguale, sia che venga usato nella sua forma attiva o in quella passiva.
    Soltanto i verbi transitivi possono avere la forma passiva.


    I verbi transitivi sono quelli a cui segue un complemento oggetto. Nella forma passiva  il complemento oggetto diviene soggetto e il soggetto complemento d'agente (se si tratta di persona) o di causa efficiente (se si tratta di cosa).
    Esempi Il disegno è stato colorato dai bambini (complemento d'agente) La casa è protetta dal tetto (complemento di causa efficiente)

     
  3. Riflessivo: quando il soggetto compie un'azione che "si riflette" cioè ricade, sul soggetto stesso= Camilla si pettina (Camilla pettina sé)
  4. Riflessivo improprio.
    Riflessivo apparente: quando pronominali mi, ti, si, ci, vi, non svolgono la funzione di complemento oggetto, ma di complemento di termine: Camilla si pettina la frangetta (Camilla pettina la frangetta a sè)
    Riflessivo reciproco: quando, per mezzo delle particelle pronominali, indica un'azione reciproca, scambievole tra due o più soggetti: Gianni e Luca si salutano
    Intransitivo pronominale: quando le particelle pronominali mi, ti, si, ci, ci si sono parte integrante del verbo stesso e non danno al verbo alcun valore riflessivo: Riccardo si vergogna di ciò