Giovanni Pascoli

 

 

 


GIOVANNI PASCOLI

 

Nato a San Mauro di Romagna nel 1855, quarto di otto figli, trascorse la prima infanzia nella tenuta dei principi Torlonia, di cui il padre era amministratore. A sette anni entrò, con i fratelli Giacomo e Luigi, nel collegio degli Scolopi di Urbino, dove nel 1867 lo colse la notizia dell’assassinio del padre Ruggero in un agguato. Il drammatico evento segnò in maniera decisiva la sua vita e la sua poesia. 

A quella morte seguirono nel 1868 quella della madre Caterina, stroncata dal dolore, e, nel volgere di breve tempo, quelle della sorella Margherita e del fratello Luigi. Con una borsa di studio si iscrisse all’università di Bologna, dove ebbe come professore Carducci. Ma dopo il primo anno disertò le lezioni e prese a frequentare gli ambienti socialisti. 

Nel 1875, per aver partecipato a una manifestazione, venne privato del sussidio economico che gli permetteva di frequentare l’università; nel 1876 la morte del fratello Giacomo rese ancor più precaria la situazione della famiglia

Nel 1878, durante una dimostrazione a favore degli anarchici, fu arrestato. Uscito di prigione dopo circa tre mesi anche per l’intervento di Carducci, riprese gli studi e riuscì a laurearsi a pieni voti (1882). In quello stesso anno andò insegnare al liceo di Matera, poi a Massa e nel 1887 passò a Livorno, dove ricostituì il nucleo familiare con le sorelle Ida e Maria

A Livorno nel 1891 pubblicò la raccolta Myricae, 22 componimenti poetici che crebbero fino ai 156 della sesta edizione del 1903.

 

 


 

Nel 1892 si aggiudicò la prima delle tredici medaglie d’oro vinte al concorso di poesia latina di Amsterdam. Tre anni più tardi ottenne la cattedra di grammatica latina e greca all’università di Bologna. 

Acquistata una piccola proprietà a Castelvecchio di Barga, vi si trasferì con la sorella Maria. Nel 1897 uscirono i Poemetti (poi sdoppiati in Primi poemetti, 1904, e Nuovi poemetti, 1907) e fu trasferito all’università di Messina, dove lavorò ai tre volumi di critica dantesca: Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La mirabile visione (1902). 

 




Nel 1903 pubblicò i Canti di Castelvecchio e passò a Pisa. Ritiratosi Carducci dall’insegnamento, gli succedette nella cattedra di letteratura italiana dell’università di Bologna (1906). Nel frattempo erano apparsi i Poemi conviviali (1904), che inaugurarono la seconda fase della sua produzione. Uscirono poi le raccolte di argomento storico e civile: Odi e inni (1906); Canzoni di re Enzio (1911); Poemi italici (1911); Poemi del Risorgimento (1913, postumo). Le prose, edite nel 1903 con il titolo Miei pensieri di varia umanità, confluirono poi nel volume Pensieri e discorsi (1907). Morì a Bologna nel 1912. 

Da ricordare sono poi i Carmina (1914), che raccolgono la sua poesia lirica in latino; scritti fra il 1885 e il 1911 sono divisi in varie sezioni secondo l’argomento. Notevole, anche se di discontinuo valore, la restante produzione in lingua latina (da citare i poemi Veianus, 1891; Gladiatores, 1892; Fanum Apollinis, 1904; Thallusa, 1911).

 

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Giovanni Pascoli