Giosuè Carducci

 

 


 

GIOSUE' CARDUCCI 

 

Nato nel 1835 a Valdicastello, presso Lucca, studiò a Firenze, quindi alla Normale di Pisa (1856), iniziando la carriera di insegnante al Liceo di San Miniato. Nel 1857 perse il fratello Dante e nel 1858 anche il padre (medico condotto di idee mazziniane) e dovette perciò provvedere alla madre e al fratello minore. 

Nel 1860 fu chiamato dal ministro Terenzio Mamiani alla cattedra di eloquenza (divenuta più tardi di letteratura italiana) all’università di Bologna, e iniziò un intenso e scrupoloso lavoro di insegnamento e di ricerca critica e filologica. Assunse posizioni filorepubblicane e giacobine, sfociate nell’Inno a Satana (1863).

 


Nel 1870 la sua vita familiare fu funestata dalla morte precoce del figlio Dante, di soli tre anni. Il volume Poesie (1871) gli diede la piena affermazione.
Negli anni ’80, scontento della politica della Sinistra e preoccupato per il diffondersi delle idee socialiste, si avvicinò sempre più alla monarchia sabauda, che cominciò a considerare come unica garante dell’unità d’Italia. In ciò fu influenzato dalle scelte della massoneria, a cui era affiliato, e dal fascino personale esercitato su di lui dalla regina Margherita, alla quale dedicò l’ode Alla regina d’Italia (1878). 

Aderì alla linea politica di Crispi e divenne la voce più autorevole dell’Italia umbertina. In varie occasioni pronunciò orazioni ufficiali, molto ammirate, fra le quali: Presso la tomba di Francesco Petrarca (1874), Per la morte di Giuseppe Garibaldi (1882), Per l’inaugurazione di un monumento a Virgilio in Pietole (1884). Negli ultimi anni curò l’edizione definitiva delle proprie Opere (1889-1905). Lasciò l’insegnamento nel 1904; nel 1906 fu insignito del premio Nobel. Morì nel 1907.

 

 


 

LE OPERE

 

Riuscì a rimettere in gioco sia le estenuate istanze del migliore classicismo, sia le nuove necessità realistiche europee. 

Produzione giovanile: Juvenilia (1850-60), Levia gravia (1861-71), Giambi ed epodi (edizione definitiva 1882). 

Produzione della maturità: Odi barbare (1877) e Rime nuove (1887); Rime e ritmi (1899). Notevole la sua sperimentazione metrico- linguistica. 

 

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