LA GLOBALIZZAZIONE
La globalizzazione è un processo di interdipendenze economiche, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria. Tra gli aspetti positivi vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e delle informazioni, l'opportunità di crescita per Paesi a lungo rimasti ai margini dell'economia, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l'utente finale, grazie all'incremento della concorrenza.
Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell'aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economie locali e la diminuzione della privacy. Il termine "globalizzazione", di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.
In campo economico la globalizzazione è un concetto multidimensionale che può indicare: la progressiva abolizione delle barriere commerciali, ovvero l'aumento dei volumi del commercio internazionale e la crescente integrazione economica tra paesi; la crescente mobilità internazionale dei capitali e il processo di finanziamento dell'economia; i processi di liberalizzazione del mercato del lavoro; le politiche di deregolamentazione, liberalizzazione e privatizzazione; l'affermazione del fenomeno delle imprese multinazionali nello scenario dell'economia mondiale: in questo ambito si fa riferimento sia alla delocalizzazione di una o più fasi del processo produttivo, sia alla tendenza verso la standardizzazione dei prodotti, ampliando così i propri mercati di sbocco; il progressivo trasferimento di sovranità democratica dagli stati-nazione ad entità internazionali e sovranazionali con grado imperfetto di democrazia.
I dati storici mostrano come la globalizzazione non sia un fenomeno recente: la prima ondata di globalizzazione si ebbe tra il 1840 e il 1914, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie che resero il mondo "più piccolo" come navi a vapore, ferrovie e telegrafo. Il passaggio tra le due guerre, la grande depressione e il diffuso protezionismo risultarono in una diminuzione degli scambi commerciali, attuato mediante l'utilizzo di barriere quali dazi, sussidi e quote.
A partire dalla fine degli anni '70 si è verificata una nuova ondata di liberalizzazione del commercio mondiale, anche attraverso accordi e istituzioni internazionali appositamente concepite quali il GATT e successivamente il WTO finalizzate all'abolizione progressiva delle barriere al commercio internazionale. Alla base della fase attuale di globalizzazione (spesso chiamata globalizzazione neo-liberista) ci sono ragioni tecnologico/scientifiche (la rivoluzione informatica che ha ridotto enormemente il costo delle comunicazioni e dei trasporti), ragioni politiche (il crollo dei paesi socialisti avvenuto a partire dal 1989 che ha ridotto il mondo da "bipolare" a "unipolare"), ragioni economico-culturali (la crescente fiducia nel mercato come istituzione in grado di risolvere automaticamente il problema della produzione e distribuzione dei beni, e gli enormi interessi economici che stanno dietro a questa visione).
Gli effetti economici e sociali della globalizzazione sono ampiamente dibattuti e controversi. Da un lato, istituzioni come Banca Mondiale, ritengono che la globalizzazione abbia portato ad una maggiore crescita a livello globale, migliorando l'economia e le condizioni sociali dei paesi in via di sviluppo. Altre organizzazioni quali l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, associazioni, movimenti, hanno invece una posizione molto critica, sottolineando soprattutto come la globalizzazione sia legata ad un aumento delle disuguaglianze mondiali e, in alcuni casi, della povertà.