I POETI SICULO-TOSCANI
Dopo la morte di Federico II molti poeti siciliani si trasferirono in Toscana dove i loro testi furono copiati e trascritti in volgare toscano.
I rimatori siculo-toscani ripresero la poesia amorosa siciliana aggiungendo anche tematiche civili e morali. Il più importante di questi poeti è Guittone D'Arezzo, maestro di Bonagiunta Orbiciani.
Guittone fu un nobile che, in seguito alla morte della moglie in un incidente, si fece frate e decise di scrivere poesie molto complicate e raffinate. Fu l'inventore del pentagramma, il rigo musicale costituito da cinque linee parallele. Le linee individuano quattro spazi. Sulle linee e negli spazi si scrivono le note.
I POETI BURLESCHI TOSCANI
A partire dal XIII secolo in Toscana nacque anche una poesia che può essere definita burlesca, giocosa, comica, borghese e realistica. Sicuramente l'aggettivo realistico è quello che meglio descrive questa poesia, la quale s'ispira alla realtà della vita degli uomini comuni e la rappresenta. Questa poesia nacque contemporaneamente al Dolce Stil Novo, anche se si contrappone ad esso, soprattutto per quanto riguarda il concetto di amore.
L'amore perde ogni suo aspetto ideale per diventare un semplice soddisfacimento fisico. Cambia anche il modo di rappresentare la donna, non più vista come angelo, ma come una bella popolana, capace di suscitare il desiderio in chi la incontra.
La poesia comico-realistica può essere considerata come la spontanea manifestazione dell'anima popolare. In questa poesia le tecniche ricorrenti sono l'amore sensuale, la buona tavola, il denaro e il gioco. Spesso i poeti di questo filone se la prendevano con le donne vecchie e ripugnanti, con la miseria e con le norme della vita civile e religiosa.
Cecco Angiolieri di Siena è il poeta più famoso di questa corrente poetica. La sua poesia è riassunta dalla triade: la donna, la taverna e il dado (il gioco dei dadi). Vediamo una delle sue poesie più famose.
Parafrasi
Se io fossi il fuoco, brucerei il mondo;
se io fossi il vento, scatenerei tempeste su di esso;
se io fossi l’acqua, lo annegherei;
se io fossi Dio, lo farei sprofondare;
se io fossi il papa, allora sarei allegro,
perché metterei nei guai tutti i cristiani;
se io fossi imperatore, sai che cosa farei?
Taglierei a tutti la testa per intero.
Se io fossi la morte, andrei da mio padre;
se io fossi la vita, fuggirei da lui;
egualmente mi comporterei con mia madre.
Se io fossi Cecco, come io sono e sono stato,
prenderei le donne giovani e belle
e lascerei agli altri le donne vecchie e brutte
IL DOLCE STIL NOVO
“Dolce Stil Novo” è la denominazione ricavata dal 24° canto del Purgatorio
di una nuova poetica letteraria che sorse per prima a Bologna, poiché
proprio qui nacquero inizialmente le prime università, ma ebbe la sua
massima fioritura a Firenze. Il fondatore fu il bolognese Guido Guinizzelli, mentre i suoi successori furono tutti toscani: Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia e il più grande Dante Alighieri.
Guinizzelli
definito dallo stesso Dante come proprio maestro, fu il primo, infatti,
ad identificare l’amore con la gentilezza e specialmente con la nobiltà
d’animo.
LA PAROLA AMORE