La repubblica, la Convenzione e il Terrore

 


 

IL RE VIENE UCCISO

 

 Il rifiuto del re di ratificare la creazione di un’armata volontaria scatenò la reazione violenta del popolo parigino, che nella “giornata rivoluzionaria” del 20 giugno 1792 invase le Tuileries e costrinse il sovrano a piegarsi. Il Manifesto del Duca di Brunswick (25 luglio), comandante delle truppe austroprussiane, con le sue minacce di distruggere Parigi in caso di oltraggio alla famiglia reale, contribuì a screditare la monarchia; una nuova sollevazione popolare (10 agosto), diretta da cordiglieri e giacobini, generò a Parigi una Comune insurrezionale, nuovo centro politico del Paese. 

Un secondo assalto alle Tuileries fece incarcerare la famiglia reale (12-13 agosto). L’avanzata nemica, la crisi economica, dovuta all’eccessiva circolazione degli assegnati, cartamoneta a corso forzoso garantita dai “beni nazionali”, e l’infuocata campagna politica dei più accesi rivoluzionari (Marat in testa) crearono un clima di paura e sospetto che portò alle stragi del 5-6 settembre di nobili e detenuti controrivoluzionari e alla creazione di un Tribunale Rivoluzionario

 

 


Venne eletta a suffragio universale una nuova assemblea, la Convenzione Nazionale, che proclamò la Repubblica (21-22 settembre 1792). Due giorni prima, il generale Dumouriez era riuscito a fermare i Prussiani a Valmy. Durante il seguente processo al re deposto, la Montagna, la fazione politica più radicale formata da giacobini, ebbe il sopravvento e ottenne la condanna a morte del re che fu ghigliottinato (21 gennaio 1793).
 

 

 


 

ROBESPIERRE E IL TERRORE

 

Le gravi sconfitte militari inflitte dai coalizzati, il tradimento del Dumouriez e lo scoppio di una vasta insurrezione controrivoluzionaria tra la popolazione di Vandea (febbraio-marzo), ostile alla leva di massa decretata dalla Convenzione, segnarono l’ulteriore ascesa dei montagnardi, guidati da Danton e Robespierre e forti dell’appoggio degli strati popolari parigini, i “sanculotti”, portatori di istanze democratiche radicali.
Il 6 maggio fu creato un Comitato di Salute Pubblica (dominato fino a luglio da Danton, poi da Robespierre), che decretò il calmiere sui prezzi dei grani richiesto dai sanculotti.
I girondini vennero proscritti, in parte giustiziati o esiliati; fu instaurato un regime dittatoriale che sottopose a strettissimo controllo ogni settore dell’amministrazione, dell’esercito e della vita pubblica, sotto il diretto controllo del Comitato di Salute Pubblica, nell’intento di stroncare il nemico interno, strettamente collegato al nemico esterno. Il 23 agosto fu proclamata la leva di massa e il 5 settembre si decise di mettere il Terrore all’ordine del giorno. 

 

 

 


 

Mentre l’abile stratega Carnot dirigeva le armate, sul piano interno la Legge sui sospetti (17 settembre) abilitava il Tribunale Rivoluzionario a condannare a morte su semplice base indiziaria tutti coloro che fossero sospettati di azione controrivoluzionaria, sia nobili sia oppositori del governo. Contro le richieste
di modificare il Terrore, Robespierre, che a capo del Comitato di Salute Pubblica aveva esautorato gli altri comitati facenti parte del governo rivoluzionario, reagì violentemente facendo ghigliottinare sia gli esponenti dell’ala più radicale (Hébert, marzo 1794) sia quelli dell’ala “indulgente” (Danton e Desmoulins, maggio 1794) del movimento rivoluzionario.
L’estensione della Legge sui sospetti anche ai parlamentari permise il rafforzarsi dell’opposizione nei confronti dell’Incorruttibile (come veniva chiamato Robespierre).
La ristabilita situazione militare dopo la grande vittoria di Fleurus (26 giugno) permise a chi era stanco di tanto sangue di rovesciare il Terrore e ghigliottinare i responsabili del governo, tra cui lo stesso Robespierre, il 27 luglio (9 termidoro anno II, secondo il calendario repubblicano introdotto dalla Convenzione insieme ad altri importanti e innovative misure).