La favola




LA FAVOLA

La favola. La tradizione vuole che sia Esopo “l’inventore” delle favole. In realtà, abbiamo poche notizie certe su questo misterioso personaggio nato in Frigia (oggi Turchia), probabilmente nel VI secolo a.C., che molto viaggiò in Oriente e in Egitto e che già nella Grecia ellenistica veniva considerato una figura semileggendaria.


È verso la fine del V secolo a.C. che comincia a diffondersi in Atene una prima raccolta di Favole esopiche. Si tratta di brevi racconti dalla trama molto semplice, dove i protagonisti sono
per lo più animali parlanti che agiscono imitando i comportamenti e i sentimenti più comuni degli uomini, mettendone in risalto vizi e virtù.

Le favole che fanno parte del cosiddetto “ciclo esopiano” sono circa cinquecento, ma molte di esse furono scritte in una lingua che non è quella del VI secolo a.C., opera di autori che hanno evidentemente voluto imitare il maestro


Una delle caratteristiche tipiche di questo modello narrativo è da rintracciarsi nella sua parte finale: il significato della favola, spesso allegorico e moraleggiante, veniva sempre chiarito in una breve spiegazione conclusiva (l’epimitio), che con il tempo prenderà la forma di una vera e propria morale.
La particolare struttura delle favole di Esopo sta alla base della sua fortuna come genere narrativo, destinato a essere imitato con successo fino all’età contemporanea.


La struttura. Da un punto di vista strutturale, nelle favole manca una vera e propria trama, così come manca il paesaggio, che rimane sospeso, quasi nascosto tra le righe. In realtà il vero motore narrativo è costituito dai personaggi che, recitando semplicemente il loro ruolo, danno vita all’azione.
Inoltre le favole possono essere caratterizzate da un diverso rapporto racconto-dialogo: in alcune narrazioni può prevalere il racconto, togliendo spazio al dialogo; in altre può prevalere il dialogo, dando alla favola un ritmo più veloce e teatrale. 

La morale.  Elemento costante di tutte le favole, come abbiamo già sottolineato, è la morale: sempre sistemata in posizione conclusiva, può anche essere diversificata graficamente dal resto della narrazione: in questi casi assume un particolare rilievo.




L'ambientazione. Il mondo delle favole è un mondo senza tempo e ordinato che non riserva colpi di scena, è sempre molto chiaro dove si trovi il bene e dove il male. Ed è proprio per questo motivo che la narrazione favolistica si è rivelata uno straordinario strumento educativo, un modo divertente per insegnare ai bambini (e non solo a loro) le piccole verità della vita. 




I personaggi.  I personaggi che popolano le favole sono di solito animali che simboleggiano virtù e vizi degli uomini, imitandone i comportamenti: non si tratta quasi mai di individui con una propria definita personalità, ma di tipi. Così il Lupo è sempre cattivo, ingordo e testardo; la Volpe sempre astuta, ladra e traditrice; l’Agnello sempre ingenuo e vittima designata.



ALCUNI ESEMPI



 





 
FEDRO E GLI ALTRI SCRITTORI DI FAVOLE 



Fedro (15 a.C.-50 ca d.C.) per primo sperimentò la lezione esopiana in lingua latina, scrivendo quasi cento favole in versi, divise in cinque libri. Durante il Medioevo e il Rinascimento, la favola continuò a essere usata come efficace strumento didattico nell’educazione dei bambini, fino a conoscere in Francia una nuova stagione di grande produzione creativa, grazie all’opera di La Fontaine (1621-1695) durante il regno di Luigi XIV 


In Italia, durante il ventennio fascista, Trilussa (1871-1950) si servì non a caso della favola per raccontare la “nuova società italiana”. Le sue Storie sono scritte in versi, con la vivacità e la forza espressiva del dialetto romanesco, e offrono uno straordinario affresco dei vizi e delle virtù di quegli anni.


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