Morgan Gull ai confini dell'ignoto - Capitolo I





UN MESSAGGIO INASPETTATO

Il capitano stava fumando la sua pipa sul molo quando giunse correndo Martina Shalley, la nostra spia presso il porto. Il messaggio che portava con sé avrebbe cambiato per sempre le nostre vite.
"Morgan è  arrivata questa lettera per te. Credo sia di Jack Brandy"
"Grazie". Il capitano le sorrise e le pose in mano due dobloni d'argento.
Passarono alcuni minuti di silenzio durante i quali il capitano continuò a fumare nervosamente tenendo la lettera tra le mani. 
Il sigillo del grande bucaniere Jack Brandy, terrore dei Caraibi, era ben visibile al centro della busta. Era formato da un teschio e da una clessidra riflessi in uno specchio. Improvvisamente il capitano si girò verso di me e mi fece cenno di alzarmi dal cumulo di corde su cui ero sdraiato. "Vai a radunare la ciurma dobbiamo partire per l'isola del Rum".
"Certo signore, vado subito alla taverna".
"Ah, Simon...questa volta ci serviranno anche Nguirane ed Emanuel".
"Sarà fatto capitano". Cominciai a preoccuparmi perché quando Morgan Gull mi chiedeva di arruolare il tagliagole mauritano e il suo fedele compagno francese, voleva dire che avremmo dovuto navigare a lungo e la cosa non mi piaceva per niente. Percorsi il sentiero erboso che portava dal molo alla piccola cittadina di Erenville pieno di pensieri. Sapevo che rimettere insieme la ciurma non sarebbe stato semplice. Decisì così di non andare subito alla taverna del Pappagallo giallo, ma di passare prima dal nostro quartiermastro Simone dei Ranzenigo. 
Per quel che ne sapevo era stato un mercante veneziano di successo prima che lo esiliassero dalla Serenissima a causa di qualche losco traffico. Qualcuno sosteneva che fosse stato un avvocato, altri un capitano di ventura. Una sola cosa era certa: la sua parlantina. Avevo proprio bisogno di lui per convincere gli altri a salpare. 
Lo trovai dietro la sua piccola casa in legno mentre riposava sull'amaca. Presi un po' d'acqua dal pozzo e la rovesciai su di lui...
"Non sono stato io...è mio fratello, andate da lui!"
"Simone sono io! Simon. Il capitano vuole radunare la ciurma"
"Al diavolo!"rispose voltandosi su di un fianco.
"Simone non fare così. Mi serve la tua abilità con le parole per convincere quegli scansafatiche...". Dietro le spalle del quartiermastro si udì un flebile grugnito e così decisi di giocarmi il tutto per tutto.
"Ho visto che il capitano ha ricevuto una lettera da Jack Brandy...e quando c'è di mezzo Jack..."
"C'è di mezzo l'oro!" urlò Simone cadendo dall'amaca. "Perché non me lo hai detto subito!"
"Te lo sto dicendo ora..."
Gli occhi del quartiermastro si erano improvvisamente illuminati. Pareva quasi un'altra persona. Si fregò il volto con una mano e mi disse dopo uno sbadiglio:"Forza, che aspettiamo! Andiamo alla taverna di Kaur".





LA TAVERNA DEL PAPPAGALLO GIALLO


Malgrado fosse ormai notte fonda, il quartiermastro insistette per fare una sosta vicino all'armeria.
"Simone non abbiamo molto tempo"
"Lasciami fare ho un'idea...Ti raggiungerò più tardi"
Mi incamminai così da solo verso il Pappagallo giallo
Quando entrai dovetti farmi largo tra il fumo dei sigari e i boccali di Rum. Sulla destra c'era un gruppo di bucanieri intenti a giocare a carte, mentre in fondo alla taverna riconobbi subito i tre fratelli Singh che stavano giocando a dadi. Furono i primi che vidi dato che erano ben visibili grazie ai loro turbanti colorati. Poco distante Kaur, la locandiera, stava servendo lo stufato di pesce ad alcuni mercanti inglesi. La salutai con un cenno della mano.
"Come vanno gli affari?"
"Non ci si può lamentare. Come mai da queste parti?"
"Il capitano ha deciso di radunarci" le dissi e le passai un foglio su cui avevo indicato tutte le provviste che immaginavo ci sarebbero servite. "Tieniti pronta, penso che salperemo a breve". Mi sorrise e mi indicò un tavolo vicino alla finestra.
"Là c'è Abdel. Dovresti andare da lui prima che si metta nei guai."
La salutai e mi diressi al tavolo di Abdel, ma faticai non poco a raggiungerlo perché era circondato da moltissima gente. Stava facendo il gioco dei tre bicchieri.
"Signori, puntate un doblone! Fate il vostro gioco". Diceva sorridendo e alzava il boccale sotto il quale aveva nascosto una grossa perla e poi lo riabbassava velocemente. A quel punto cominciava a farlo girare vorticosamente sopra il tavolo intrecciando la traiettoria con quella degli altri due boccali.
"La perla sarà sotto il primo boccale, il secondo o il terzo?". 
"Per me il primo"
"No il secondo"
"Che diamine...siete orbi! Il terzo!"
Ognuno intorno a lui urlava la sua risposta e, a giudicare dalla pila di dobloni sul tavolo, in molti avevano sbagliato.






"Il secondo boccale" gridò un omone calvo con una benda sull'occhio destro e sbatté violentemente un doblone sul desco. Calò improvvisamente il silenzio, ma Abdel non perse la calma. Con una lentezza esasperante alzò il boccale: "Mi spiace signore...la perla non c'è!". Si udì ovunque un brusio di delusione.
"Ah, ah, ah...So io dov'è la perla...è nella tua manica Abdel!".
Ci fu nuovamente silenzio e tutti si voltarono per vedere chi avesse parlato. Uno dei fratelli Singh si era avvicinato e ci fissava con un sorriso serafico. 
"Non ascoltatelo gente", sorrise Abdel, "Al mio amico Varinder piace sempre scherzare". L'energumeno che aveva puntato sul secondo boccale non aveva però l'aria di chi ha intenzione di ridere. Afferrò con forza il braccio di Abdel e incominciò a scuoterlo con forza. Una lucente perla sgusciò dalla sua manica e cadde sul pavimento. 
"Oh guarda...che coincidenza: una perla...". disse Abdel la cui fronte sudata tradiva una grande tensione. L'energumeno emise un grugnito e rovesciò il tavolo di legno per poi sguainare la scimitarra, ma, nel tentativo di colpire Abdel, centrò erroneamente in pieno volto Varinder con un gancio sinistro. 
Immediatamente suo fratello, quello più robusto dei tre, si avvicinò brandendo un grosso pugnale.
"Se cerchi rogne amico le hai trovate!" ringhiò contro il calvo e immediatamente tutta la taverna fu coinvolta in una colossale rissa.
Volavano sedie e tavoli e un boccale di birra mi finì in testa. Uno dei mercanti inglesi volò fuori dalla finestra che fu sfondata, mentre un coltello andò a conficcarsi nel quadro del re d'Inghilterra.
In mezzo a quel pandemonio uno sconosciuto mi tirò per la giacca facendomi finire in un angolo buio.
"Sei al servizio del Capitano Gull?"
"Sì...sì...ma..." balbettai frastornato.
"Bene prendi questo biglietto e dallo al tuo capitano..." Non feci in tempo a chiedere spiegazioni che subito quell'uomo scomparve tra la folla rissosa. Si udì poi uno sparo e sulla soglia della taverna comparvero alcuni uomini della guarnigione inglese nelle loro inconfondibili divise rosse...


Prova a decifrare il messaggio segreto

CONTINUA...



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