ISCRITTO ALL'ALBO DEI MEDICI E DEGLI SPEZIALI
Dante, come sappiamo bene, dedicò gran parte della sua vita a scrivere, ma la sua vera professione era un'altra: quella di medico.
Lo provano la regolare iscrizione, a partire dal 1295, all'arte dei medici e degli speziali e il fatto che indossasse spesso un vestito lungo rosso: si trattava del lucco, che rendeva ragione di una professione di un certo rango.
La sua scelta ebbe uno scopo preciso dal momento che a Firenze una legge obbligava chiunque avesse voluto ricoprire cariche pubbliche a immatricolarsi in una delle principali associazioni di professionisti. Dante, dunque, per poter esercitare la sua grande passione per la politica, scelse la professione medica.
DANTE FECE MAI IL MEDICO?
Stando alle fonti storiche pare proprio di sì. Sappiamo con certezza che tra il 1285 e il 1287 frequentò Taddeo Alderotti, docente dell'università di Bologna e figura di punta nell'ambiente medico del tempo. La vera provà è però la sua grande familiarità con i termini medici che il poeta mostra di avere nel suo capolavoro: La Commedia (poi detta dal Boccacio: Divina) soprattutto, nell'Inferno, che è anche un viaggio nel mondo del dolore fisico e della malattia.
LO SGUARDO DEL MEDICO
Ecco qualche esempio. Nel canto XXIX dell'Inferno, descrivendo la pena a cui sono sottoposti i falsari, Dante riporta con minuzia i sintomi della scabbia: i dannati pieni di macchie (dal capo al piè di schianze macolati v.75) e in preda a un forte prurito (del pizzicor, che non ha più soccorso v.81) si grattano l'un l'altro (e sì traevan giù l’unghie la scabbia v.82).
Forse però la descrizione più cruda è quella, nel XXVIII canto, del corpo squarciato di Maometto, con tanto di interiora in bella vista:
Tra le gambe pendevan le minugia (1);
la corata (2) pareva e ’l tristo sacco (3)
che merda fa di quel che si trangugia
la corata (2) pareva e ’l tristo sacco (3)
che merda fa di quel che si trangugia
1 (le budella)
2 (gli organi intorno al cuore)
3 (lo stomaco)
UN MEDICO PER L'ANIMA
Uno dei temi della medicina che affascinarono moltissimo Dante fu quello della formazione della vita e dell'anima che il poeta affronta nel canto XXV del Purgatorio dove il poeta latino Stazio spiega a Dante l'articolato processo con cui quello che noi oggi chiameremmo l'embrione si sviluppa nel grembo materno fino a maturare l'anima intellettiva (infusa da Dio al termine del processo).
Interessante è la figura del poeta latino Stazio che viene posto da Dante nel Purgatorio malgrado fosse un pagano romano e non un cristiano. Il poeta lo colloca tra le anime che stanno per entrare in Paradiso perché riprende una leggenda secondo cui Stazio si sarebbe convertito in tarda età al cristianesimo. Stazio però è anche un medico dell'anima: (ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage v. 29).
Stazio aveva scritto molte opere (come la Tebaide) in cui mostrava, attraverso le gesta di eroi e grandi personaggi, quale fosse il giusto modo di comportarsi (morale). Il corretto agire è dunque la medicina per l'anima.
COSA CI HA INSEGNATO IL DANTE MEDICO?
Come medico Dante ci ha lasciato un grande insegnamento valido ancora oggi: La malattia è spesso la conseguenza di un comportamento sbagliato.
Pensiamo a quante cose poco sane mangiamo, all'aria inquinata, allo stress, agli esperimenti di laboratorio falliti ecc.