Vicino
a Sparta c'era un villaggio che Zeus amava visitare negli ultimi
giorni dell'estate. Alcuni dicevano che il re dell'Olimpo
amasse
mangiare carne di cinghiale ed olive.
Abdera
fu dunque chiamata la città del fulmine in onore del padre degli dei
che la proteggeva.
In
quel luogo, ai confini del bosco, viveva Nomis, figlio di Cronos,
che fin dalla nascita mostrò di avere la forza di un semidio e
possedeva una vista molto acuta. Aveva i capelli lunghi e rossi co
me
il sangue, aveva poi una cicatrice sulla guancia che gli lambiva
l'occhio destro che aveva perso in battaglia contro il leone di fuoco
di Tebe.
L'occhio sinistro era grande e rotondo, nero come il vuoto.
Questo incuteva terrore in chiunque incontrasse. Il naso era
appuntito e ben visibile tra i riccioli. Era ato e di corporatura
robusta, spesso portava i vestiti strappati a causa delle numerose
battaglie e guerre. Nomis era di indole pacifica, ma quando
combatteva era sempre il miglior guerriero. Un giorno Nomis fu
attirato da un rumore che proveniva dalle profondità del bosco. In
breve tempo raggiunse il lago del bosco e lì trovò una ragazza...
Aveva i capelli neri come la notte e gli occhi azzurro
ghiaccio, portava arco e frecce su di una spalla e una elegante
armatura di metallo che brillava alla luce del sole. Cinque gemme
impreziosivano il suo scudo: una per ogni elemento. Aria, acqua,
fuoco, terra erano gli elementi che risaltavano, ma al centro dello
scudo si poteva vedere la gemma di Medusa che poteva pietrificare
chiunque l'avesse osservata da vicino.
Una spada dalla lama azzurra
le cadeva lungo il fianco e una cicatrice molto visibile sulla gamba
sinistra. La donna stava fronteggiando una creatura del Tartaro. La
bestia aveva 12 zampe simili a quelle di un ragno che si agitavano
sotto il guscio di tartaruga; la coda di serpente strisciava lucida
nell'acqua e aveva già raggiunto il piede della fanciulla che,
guardandolo mostrò i suoi occhi rossi che in precedenza erano stati
azzurri come il ghiaccio. La bestia infernale fece guizzare la coda e
trascinò nelle profondità del del lago la ragazza. Talos cominciò
ad ululare inclinando il capo, mentre Nomis, liberatosi
dall'armatura, si tuffò in acqua. Improvvisamente la creatura fuggì
con con un rapido colpo di coda verso la riva e aveva sul guscio un
bozzolo filamentoso del tutto simile a quello di un ragno. Talos
azzannò una delle zampe del mostro mentre Nomis gli saltò sul
guscio rugoso nel tentativo di liberare la ragazza da quella prigione
di fili. Nomis era caduto ai piedi di un albero...